La gente continua a domandarmi perché non scrivo la mia autobiografia. Rispondo che da un punto di vista biografico non sono affatto una persona interessante. Non ho mai ucciso nessuno. Non mi è mai accaduto nulla di straordinario. La prima volta che sottoposi le mie mani all'esame di un chiromante, questi mi stupì raccontandomi la storia della mia vita o per lo meno tutto ciò che poteva dirmi nel breve tempo a sua disposizione. Apparentemente egli sapeva certe cose che non avevo mai rivelato ad alcuno. Qualche giorno più tardi, parlando con il mio amic Wulliam Archer, gli dissi che m'interessavo alla chiromanzia. Subito mi mostrò la mano sfidandomi a raccontare qualcosa della sua vita che non mi fosse nota come suo amico. Gli ripetei esattamente quello che mi aveva detto il chiromante su me stesso.
Anch'egli rimase stupito come lo ero rimasto io. Tutti e due avevamo creduto fino a quel momento che certi avvenimenti della nostra vita fossero stati straordinari, mentre erano - per il novantanove virgola nove per cento - comuni a tutti gli uomini; sul rimanente zero virgola uno per cento, invece, il chiromante non aveva detto un bel nulla.
Era come se delle scimmie avessero preteso che i loro scheletri fossero unici al mondo. Forse, con l'approssimazione di un osso o due, esse avrebbero avuto ragione, giacché gli anatomisti sostengono che non vi sono due scheletri pefettamente identici, il che permette anche a una scimmia di avere un ossicino o due diverso dalle altre consorelle; ma per tutto il resto non vi è nulla che presenti qualche reale interesse. La scimmia deve quindi tenersi il suo scheletro se non vuole rendersi noisa a tutti.
II. LA MIA GIUSTIFICAZIONE PER AVER SCRITTO QUESTO LIBRO