*** Attenzione, spoiler! ***
Ricevuto come anteprima omaggio da goodreads.com in una meravigliosa busta decorata, questo romanzo d’esordio dell’indiano Jadhav è un thriller spionistico vecchio stile – da film degli anni Cinquanta, voglio dire – in cui i difetti finiscono per superare i pregi. Questi ultimi stanno soprattutto nella costruzione della storia, in cui il furto di un progetto statunitense per la creazione artificiale degli uragani scatena un gioco a rimpiattino tra i servizi di Washington, Mosca e Parigi che conduce a uno scioglimento riguardo al quale l’autore è bravo a tener coperte le carte fino all’ultimo capitolo. Curiosamente, benché la copertina - efficace ma anch’essa retrò, da titoli di testa del Bond delle origini - metta in bella mostra una pistola, i colpi d’arma da fuoco sono pochissimi e sparati solo per avvertimento, con la conseguenza che non si fa male quasi nessuno oltre a qualche orgoglio ammaccato: al limite dà fastidio che ce l’abbia vinta l’agente CIA bello e affascinante, ma anche questo contribuisce all’atmosfera dei film di cui sopra. Il buon Jadhav, che cede al vezzo di citarsi hitchcockianamente, avrebbe forse reso più credibile il tutto se avesse coinvolto i servizi del suo Paese o di qualche altra tigre asiatica, ma non si può negare che il lettore finisca per incuriosirsi sulle future svolte della trama (ma che gli hanno fatto i francesi per raffigurarli tanto feroci?). Il problema del romanzo sta però altrove e non certo in un'incredbile Francia di fantasia: per la precisione, il vero guaio è dato da una scrittura piatta e dettagliatissima che, una volta capita l’antifona, consente di saltare interi paragrafi. Come uno studente al primo anno di scrittura creativa, lo scrittore racconta in maniera minuziosa ogni azione dei personaggi e descrive qualsiasi ambiente fin nel più remoto angolino, con la conseguenza di distrarre il lettore e di allungare a dismisura i tempi (ovvero le pagine) facendo scemare la tensione in modo inevitabile. Al confronto i dialoghi, che pure sono spesso stereotipati, risultano di gran lunga preferibili forse anche solo perché il didascalismo viene per forza di cose abbandonato. Jadhav ha annunciato di aver già scritto un altro romanzo con protagonista, come qui, l’agente Michael Jones: la speranza è che la sua capacità di intrecciare storie venga supportata da una scrittura che abbia saputo, almeno in parte, emendarsi dai suoi difetti. ( )