DNF. I found this confusing and sad.

Sono un po’ in difficoltà nello scrivervi di questo romanzo perché il mio lato razionale l’ha amato tanto, mentre quello emotivo è rimasto completamente indifferente. Sono comunque contenta di averlo letto, visto che è un genere che frequento poco e ha saputo sorprendermi con elementi che non ricordo di aver letto in nessun altro libro. Quindi se l’idea di leggere un romanzo con una creatura alciforme piena di risentimento che si vendica di un gruppo di amici irrispettosi delle tradizioni della Blackfeet Nation vi alletta, non fatevi sfuggire The Only Good Indians.

Dunque, il primo aspetto che ho apprezzato molto di questo romanzo è stato il suo radicamento nella cultura Blackfeet, che non è solo un elemento di colore, ma è essenziale alla sola esistenza della storia, che si dipana dall’infrazione del rispetto della natura e dei suoi cicli alla vendetta di questa entità, che si muove secondo uno schema sfuggente e opera seguendo un codice morale estraneo e abbastanza spaventoso.

L’altro aspetto interessante è stata la logica che i personaggi seguono nell’avere a che fare con questa creatura che dà loro la caccia. Si tratta di una logica – immagino – frutto della cultura nativa americana e che è molto diversa da quella che potrei seguire io in una circostanza del genere – supponendo naturalmente di non essere uccisa prima di subito perché il mio scetticismo ha bisogno di prove dell’esistenza di una simile creatura prima ancora di iniziare a pensare a come fare per salvare la pelle.

Comunque, questa logica segue percorsi inconsueti e spiazzanti: a volte mi sono ritrovata a rileggere dei passaggi perché non mi era chiaro in che modo si fosse dipanato il ragionamento, non perché non fosse coerente, ma perché si rifaceva a un modo di intendere il mondo che per me non era immediato e dovevo dedurlo dal modo stesso in cui i pensieri dei personaggi si susseguivano. Da questo punto di vista è stata una lettura davvero stimolante.

La nota dolente per me riguarda il mio lato emotivo, che durante la lettura era proprio non pervenuto. È una storia che non mi ha mai spaventato, disgustato o tenuta con il fiato sospeso. Non penso neanche che sia un problema imputabile all’autore: penso che questo genere di storia abbia bisogno di colpire la tua emotività e che ognunə abbia delle sensibilità diverse. Evidentemente The Only Good Indians non ha colpito nessuno dei miei punti sensibili, ma questa cosa non dovrebbe proprio scoraggiarvi se sentite che solletica la vostra curiosità. ( )

I enjoyed this a lot! I fell in love with the writing style and how smoothly the story and dialog pulled me along. There were no dull moments, even reading every day life on a rez was interesting. ( )

In The Only Good Indians, four young Blackfeet men ignore the hunting boundaries of their community and fire into an elk herd on land reserved for the elders, but one elk proves unnaturally hard to kill. Years later, they’re forced to answer for their act of selfish violence, setting into motion a supernatural hunt in which predator becomes prey.

The mysteriously supernatural Elk Head Women is out to seek revenge for that fateful day and she has come to kill. The four men at the novel's core basically accept the elk's vengeance, but Denorah, the daughter of one of the four men, refuses to believe in the need for vengeance. Can she survive?

I don't want to say too much about the plot (and I'm afraid I've said too much already) other than it focuses on each of the four Blackfeet men (as well as Denorah, the daughter of one the men) in parts and how they are being haunted both figuratively and literately by their past mistake(s), and what starts out as a slow burn of a novel, ramps into a nail-biting, frightening, and satisfying ending that suggests the cycle of generational trauma, the cycle of violence, has been overcome.

The Only Good Indians is one of best novels I've ever read in any genre. It's a violent tale of vengeance, justice, and generational trauma. But it also a tale about putting an end to cycles of such trauma, so in this sense, The Only Good Indians is a tale about hope; a tale about recovery. While it combines elements of the slasher genre (a favorite of Stephen Graham Jones), Jones ability to write authentic characters is where this novel truly shines. Jones is Native American himself, and his portrayal is meticulously detailed, and real. This gives the novel a realism that is striking and scarily good.

Stephen Grapham Jones is quickly becoming one of my favorite authors. Read this book. You won't regret it. ( )

It has been awhile since I've read horror this good, this visceral, this immersive. Stephen Graham Jones' writing is so intense that I even found myself laser-focused on a basketball game, that was so much more that a simple one-on-one match. (A fucking sportsball game! Me intent on it. Note the date.)

The Only Good Indians is brilliantly written and breathtaking horror. With realistic characters and deftly interwoven social commentary, it took me to the edge of my seat and provoked me to consider the world in different ways. My thanks to the author for one hell of a ride.

Content warning: violence against animals, teens, and women ( )