Il quarto volume della storia d’Italia è dedicata al periodo che va dal 1492 al 1600. Lo spostamento dell’asse mondiale dei commerci dal Mediterraneo agli oceani rafforza gli stati Unitari, la Spagna, la Francia, l’Inghilterra. E le divisioni interne dei tanti piccoli stati italiani fanno il giogo delle potenze straniere. In Italia rimane il potere della Chiesa, che assicura perdono dai peccati e redenzioni: ma a pagamento. E i tempi sono maturi perché la riscoperta dell’individuo e della possibilità di un suo rapporto diretto con Dio mettano in crisi l’intero sistema su cui si fonda la chiesa cattolica. E così da Erasmo da Rotterdam che pone al centro dello sviluppo della civiltà la potenza creatrice dell’uomo il passo per arrivare alle tesi di Lutero è breve. E il contesto sociale ed economico è maturo per favorire al massimo la divulgazione delle tesi luterane: la stampa consente di stampare migliaia di copie della bibbia e dei vangeli, strumenti essenziali per favorire la semplificazione del rapporto con Dio. E anche gli errori politici dei papi che si succedono in questi anni garantiscono a Stati sempre più potenti lo strumento per favorire un maggiore consolidamento del proprio potere. L’Italia rimane, comunque, ancora patria di cultura, da Ariosto a Raffaello, da Tiziano a Tasso rimaniamo al centro dell’attenzione mondiale. Leonardo e Michelangelo aprono la strada a nuove frontiere dell’estetica e dell’arte; ma intanto Giordano Bruno viene condannato al rogo; preludio della ennesima decadenza dell’Italia che verrà di nuovo relegata ai confini del nuovo potere mondiale. ( )